Gemellaggio con Valcourt: l’amour à l’italienne! (Con le foto della gita)

Il Journal de la Haute-Marne ha dedicato un articolo dal titolo “Jumelage: l’amour à l’italienne” al gemellaggio tra Bioglio e Valcourt che si è svolto nei giorni scorsi (23-26 giugno) e che ha dimostrato ancora una volta l’affetto che intercorre tra questi due comuni.

Il primo giorno c’è stata l’accoglienza e la cena in famiglia.
Il secondo la visita al Metallurgic Park a Dommartin-le-Franc, sito metallurgico dove si produceva la ghisa, e al Mulin de la fluristerie a Orges, dove si fabbricano fiori finti di stoffa in una fabbrica del 1930 che utilizza ancora energia prodotta dall’acqua grazie a spettacolari ingranaggi.
Domenica è stata piantata una betulla davanti a un cippo che ricorderà per sempre l’evento (si vede nelle foto sotto). Si è proseguito con la visita al comune e con la messa, a seguire il pranzo con i discorsi e lo scambi di doni. Valcourt ha donato una gerla di vimini e Bioglio un quadro di Pinocchio. Giusto il tempo per Alessio Camaiti che ha suonato (c’ero anche il sindaco Stefano Ceffa, ma a suo dire il musicista era Camaiti…). Nel pomeriggio una passeggiata seguita da una cena in compagnia.
Lunedì la partenza per Bioglio.

 

Questo il discorso del sindaco Stefano Ceffa (che è stato tradotto per gli abitanti di Valcourt da Giuliana Rey).

Cari amici, bentrovati dopo due anni dal nostro ultimo incontro! Ho iniziato a scrivere questo intervento leggendo le biografie di grandi francesi. La mia attenzione è stata rapita però da due vostri connazionali che hanno in comune una vita lunga. Una è Jeanne Louise Calment nata nel 1875 e morta a 122 anni e l’altro è Robert Marchand che a 105 anni nel 2014 ha stabilito il record mondiale dell’ora in bicicletta per gli ultra centenari. Pensando a questi due francesi che hanno vissuto così a lungo mi sono chiesto cosa hanno visto i loro occhi? Hanno visto 3 delle 5 Repubbliche di Francia. Hanno visto scoppiare la prima guerra mondiale. Nel 1918 hanno visto il cannone gigante Parisgeschütz bombardare Parigi. Hanno visto la fine di Nicola II Romanov e la rivoluzione russa. Hanno avuto notizia di un uomo che marciando in Cina ha cambiato gli equilibri della storia. Hanno sentito i discorsi di un italiano in camicia nera che dopo aver marciato su Roma ha urlato dopo vent’anni da Palazzo Venezia “meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora” ed in nome di questo ha mandato mariti e figli al fronte a combattere una guerra idiota. Hanno visto nascere in Europa un odio senza limite. Hanno visto la loro terra invasa ma hanno anche ascoltato da Londra un loro compatriota invitarli a non cedere. Hanno imparato la parola Olocausto. Hanno compreso che le lancette del tempo tornano sui quadranti della storia. Il 24 giugno 1948 hanno letto l’inizio del Blocco di Berlino per volontà dell’Unione Sovietica con una città, una nazione, un continente e il mondo diviso in due. Hanno visto nascere il Comunismo ma anche l’ideale europeo. Hanno letto di un uomo divenuto presidente degli Stati Uniti che prometteva di superare le frontiere del terrore, della segregazione razziale e dello spazio. Hanno sentito quell’uomo urlare il 26 giugno 1963: Ich bin ein Berliner e hanno letto poco dopo del suo assassinio a Dallas tra le braccia di sua moglie. Hanno letto la storia di Rosa Louise Parks, del suo rifiuto nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco a Montgomery ed hanno letto di George Wallace governatore dell’Alabama che il 18 gennaio 1963 invocava “segregation now, segregation tomorrow, segregation forever”. Lo hanno visto il 16 giugno dello stesso anno fermo sulla porta dell’Università dell’Alabama impedire l’ingresso di due studenti neri e hanno visto Il 7 marzo del 1965 i getti d’acqua degli idranti della polizia a Birmingham sulla marcia partita da Selma. Hanno visto quella folla arrivare a Mongomery e hanno sentito un predicatore di Atlanta dire “we shall overcame” “noi trionferemo” e “I have a dream” “ho un sogno” e poi lo hanno visto morire, ucciso a Memphis, Tennessee. Sono nati un secolo dopo la schiavitù al tempo in cui non c’erano macchine sulle strade o aerei nel cielo, quando qualcuno non poteva votare perché donna, perché povero o immigrato. Hanno visto popoli che venivano zittiti e le loro speranze ignorate. Quando le bombe hanno distrutto l’Europa e la tirannia minacciava il mondo, loro erano lì per vedere una generazione prendere per mano il futuro e restituire pace e libertà al mondo. Uomini sono andati sulla luna, un muro è caduto a Berlino, la tecnologia ha cambiato le nostre vite, la medicina, la scienza hanno svelato segreti. Il loro testimone con tutto quello che hanno visto i loro occhi passa a noi che viviamo in questo fazzoletto di terra dove si è scritta la storia. Anche attraverso il nostro gemellaggio possiamo raccogliere questo testimone accettando la sfida di continuare a cambiare il nostro mondo. Adesso, qui e ora possiamo rispondere a quella chiamata. Questo è il nostro momento, il tempo di ribadire la verità che anche se tanti, bianchi, neri, uomini, donne, gay, etero, disabili o normali, cristiani, ebrei musulmani o atei: noi siamo una cosa sola; che se viviamo allora speriamo e abbiamo il dovere di continuare a sperare e di insegnare a sperare. E quando ci scontriamo con il cinismo e dubbi di chi dice che non ce la possiamo fare, noi rispondiamo loro con quella fede senza fine che crea lo spirito di una comunità: noi ce la faremo! Per noi, per i nostri figli, per la nostra storia, per il nostro futuro! Viva il nostro gemellaggio! Viva l’Europa!