Grande successo per Bioglio in Festa! Ceffa: “Andiamo avanti, con coraggio, insieme!”

Sì è concluso con un grande successo l’edizione 2017 di Bioglio in Festa, la festa patronale del nostro paese. Ottima la partecipazione da parte dei cittadini biogliesi e le presenze da fuori paese, sempre gradite. Dal rally alla Strabioglio, dalle cene ai momenti religiosi (che hanno visto la partecipazione a Banchette anche del vescovo Gabriele Mana) ogni evento è riuscito grazie all’impegno dei molti volontari che dedicano il loro tempo alla buona riuscita di questa festa.

Riportiamo di seguito il discorso del sindaco Stefano Ceffa.

Carissimi amici, buona festa! Avevo chiesto a don Luigi di sollevarmi da questo momento ma lo ringrazio per aver insistito. Viviamo in un’epoca schizofrenica: nel tempo delle “radici cristiane recise” e delle “istituzioni che devono rendere conto della fascia tricolore in Chiesa”; quelle dei “Crocefissi” rimossi, non dai Golgotha delle sofferenze quotidiane, ma dalle pareti delle scuole; quelli dello “Stato laico” che molti vorrebbero “ateo” o meglio “apostata”. Allora è importante che le Istituzioni siano qui, oggi. Quando si ascolta un discorso si possono perdonare due minuti di troppo ma non un pensiero che dia fastidio. Oggi rischio e mi chiedo a che punto siamo nel nostro cammino di comunità? Mi chiedo se come “credenti” siamo “buoni consumatori di sacro” o siamo “protagonisti di santità”? Ma me lo chiedo anche come uomini di “Pensiero”, aperti ai dibattiti sulle disuguaglianze ma non sempre determinati a combatterle a partire dai propri privilegi e come uomini di “Ragione” lucidi nel definire il “bene comune” ma pronti ad esercitare gli “interessi personali”. Mi chiedo a che punto siamo nella comprensione delle sfide da combattere: all’egoismo, alla vanagloria, al pettegolezzo, alla violenza di parole e gesti. Ma una sfida percepisco come prioritaria ed è quella alla povertà. Oggi ci sono poveri nuovi: quelli che hanno il portafoglio gonfio e il cuore scarico. Quelli la cui vita è diventata pesante perché vuota. Ma ci sono anche i poveri “poveri”. Anche nel nostro paese. Anche dentro le nostre famiglie si nascondono povertà e disperazione. Quella di chi è senza soldi e senza speranza, di chi è senza fiducia e senza testa per capirlo, di chi è senza futuro ma è anche senza passato perché derubato dell’educazione, della famiglia, dell’esempio, di qualcuno che lo prendesse per mano o a pedate quando era ora. Siamo in Chiesa: è vero che ogni uomo deve accogliere la sua croce! Ma saremo uomini a metà se non avremo almeno provato a schiodare chi a quelle croci è appeso anche chi si è procurato legno, chiodi e martello pensando di costruire il proprio futuro e non un patibolo. I poveri devono diventare il centro del nostro pensare, le rotatorie delle nostre decisioni, la bussola del nostro vivere, la misura, se serve, della nostra stoltezza davanti ai giudizi dei perbenisti abituati ad “amare il prossimo” Non questo! Il prossimo! E il prossimo non arriva mai!. Rimbombano nelle mie orecchie e nella mia coscienza “il buonismo di Stato”, il “si fanno prendere in giro”, il “li aiutano ma non meritano niente”. Non servirà avere asfaltato strade, ristrutturato edifici, dato servizi se non avremo dato “speranza”. Quando uno ha fame è inutile chiedersi le cause delle ingiustizie sociali, fare tesi di laurea o pensare di cambiarlo con una predica o uno schiaffone, occorre dargli da mangiare. E se uno è senza casa non occorre ragionare su quanto se l’è cercata, occorre dargli un tetto. E se ha dei figli voltarsi dall’altra è “bestemmia”, rimanerne fuori è “farisaismo moderno” perché l’uomo o lo è sempre, uguale nei diritti, nella dignità e immagine di Dio o non “è”. La povertà non è una colpa, la fragilità non è una scelta. I comportamenti ci provocano, è forte il desiderio di “appiccicare al muro” i “campeggiatori dell’assistenza”, i fragili che sbagliano e ci combattono, che non capiscono gli sforzi di chi li insegue e “fanno gli zoppi per non andare in guerra”. Ma cosa vogliamo insegnare ai nostri figli? In che società vogliamo farli vivere? In un mondo dove ci sia rigore ma non perdono? Giustizia ma non compassione? Regole ma non misericordia? Nella storia gloriosa di questo paese, abbiamo costruito monumenti meravigliosi: questa Chiesa simbolo del nostro paese, il Campanile che ci richiama a valori “alti” e “nobili”, il Santuario di Banchette, luogo dell’anima che proviamo a riportare agli antichi fasti. Le “grandi opere” di questo tempo non sono di pietre, calce o mattoni ma sono la “Comunità”. Costruiamola assieme, cerchiamo l’inclusione, accettiamo la sfida educativa sui terreni della coerenza e “se ci diranno che afferiamo le nuvole, che battiamo l’aria, che non siamo pratici, prendiamolo come un complimento. Non facciamo riduzioni sui sogni. Non pratichiamo sconti sull’utopia”. E’ meglio sembrare ingenui che “cedere alla presunzione di sapere tutto, all’arroganza di chi non ammette dubbi, alla durezza di chi non tollera ritardi, al rigore di chi non perdona le debolezze e all’ipocrisia di chi salva i princìpi e uccide le persone”. Diceva Tonino Bello: “A voi che, cammin facendo, avete visto sfiorire gli ideali accarezzati in gioventù. A voi che avreste meritato ben altro, ma non avete avuto fortuna e siete rimasti al palo. A voi che non avete trovato spazio e siete usciti da ogni graduatoria. A voi che una malattia, una tragedia morale, un incidente improvviso o uno svincolo delicato dell’esistenza, hanno fatto dirottare imprevedibilmente sui binari morti dell’amarezza. A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che fareste pazzie per tornare indietro e dare un’altra piega all’esistenza. A voi che vi sentite falliti. A tutti voi voglio dire: la riuscita di una esistenza non si calcola con gli indici di gradimento delle folle. Da quando l’Uomo della Croce è stato issato sul patibolo, quel legno del fallimento è divenuto il parametro vero di ogni vittoria. A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura!”. Lo ripeto anche io: non abbiamo paura! Andiamo avanti: con coraggio, insieme. Buona festa e buon cammino a tutti!