La storia dei FRANCAVILLESI nelle nostre vallate

L'emigrazione

Giovanni Donadio aver servito la patria nella seconda guerra mondiale, ha tentato in ogni modo e per ben due anni, di trovare una collocazione lavorativa nel proprio paese, ma il dopoguerra, già di per sé difficile ovunque, a maggior ragione nel profondo sud della Basilicata, ha fatto maturare al giovane Giovanni l’idea di tentare la fortuna altrove.

Avendo egli, come si evince dall’articolo citato, avuto un’esperienza di vita in un paesello delle Prealpi biellesi, dove era stato ospite di una famiglia, nel luglio del 1947 matura definitivamente l’idea di abbandonare Francavilla alla volta di Valle San Nicolao.

Donadio torna presso la stessa famiglia, torna a fare il calzolaio, come lo fece allora, lavorando solo per pagarsi il vitto e l’alloggio.

I tempi sono difficili, però qui si intravede all’orizzonte la possibilità di una ripresa economica, cosa che, al sud Italia ed in particolar modo a Francavilla, sembrava un miraggio.

La guerra aveva portato con sé distruzioni e miseria, gli effetti si facevano sentire ovunque, Donadio non si arrende, resiste, coltiva un sogno, quello di poter essere assunto in una industria tessile della zona; nel luglio del ‘48, infatti, la ditta Albino Botto e figli, di Bioglio, comune limitrofo a Valle San Nicolao, lo assume nel reparto tintoria, dove lavorerà per 12 ore al giorno dalle 18 alle 6 del mattino ininterrottamente per 33 anni.

Dopo poco più di un mese di lavoro, torna a Francavilla per le ferie. Mentre il biellese prometteva un futuro, Francavilla e la sua zona erano piombati in un degrado socio-economico ancor più di prima.

Continua a leggere l’articolo su Francavilla Informa