Nelle foto Antonio Urso nella bella sala dei Papier peint panoramique e con il sindaco Stefano Ceffa
La serata del 29 ottobre scorso a Bioglio-Villa Santa Teresa aveva come ospite d’eccezione Antonio Urso proveniente da Roma, ex atleta e dirigente della Federazione pesi italiana ed europea. Più che il titolo della conferenza “Cosa resta del padre nell’era della tecnica” al momento di lasciare la sala, due ore dopo, restava in mente il viaggio, breve ed intenso, nel pensiero filosofico, da Platone fino a Umberto Galimberti.
Il padre, oggetto della ricerca di Urso non è il padre biologico ma, attraverso i secoli, la “figura della legge che dà la regola”. Il filo della trattazione inizia dalla domanda “L’Uomo è protagonista della Storia?” per trovare la risposta “No, l’Uomo è funzionale alla tecnica”. Ma qual è il punto di rottura più eclatante? La velocità. La tecnica per Urso mette in campo il minimo di mezzi per ottenere il massimo degli scopi e li persegue con razionalità e una velocità di molto superiore a quella della psiche umana.
Fanno parte dell’essere umano l’irrazionalità di chi “ama, sogna, soffre” e si ritrova impreparato di fronte alla supremazia della tecnica. L’esperienza quotidiana di tutti vede il confronto-scontro con una realtà sempre più popolata da mezzi tecnici (strumenti informatici e digitali, smartphone ecc), alcuni all’apparenza molto “facili” che dettano le regole del gioco e si diffondono a dispetto dell’impreparazione (conoscenza, uso critico) degli utenti, giovani e adulti.
A ritroso nella storia del pensiero di 2500 anni fa gli studi di Urso attingono “dall’indeterminatezza dell’Uomo” di Platone e alle sue pulsioni “emozionali, sentimentali e sessuali” per delineare una visione nella cultura Greca della natura come Armonia. Rapporto questo dell’umano con i beni naturali destinato a diventare “proprietà” con le epoche successive alla nascita del Cristianesimo. Molti altri pensatori sono entrati nella trattazione di Urso, da Kant, padre “dell’etica per tutti indipendentemente dalla religione” a Weber con la sua “etica delle responsabilità” a Nietzsche con il suo “Dio è morto”, la mancanza di scopo, risposte e valori. Il Padre, argomenta Urso ponendo il limite crea il desiderio che non assomiglia per nulla al godimento (che trasforma in cosa e giustifica il possesso).
Per Urso oggi c’è più Tecnica e meno Padre. Il desiderio? C’è troppo di pronto e subito e il desiderio non riesce a crearsi. Il godimento conduce all’uso del denaro per comprarsi cose e corpi umani, fa da precursore a guasti profondi: non c’è rispetto per le persone/oggetti/cose.
Infine i padri con i figli, oggi, come possono recuperare un rapporto fertile? Per Urso la risposta è “avere fede, accettare il figlio, dargli supporto, non avere aspettative” e in ultimo non temere, riuscirà ad assimilare i valori, l’importante è “dare l’esempio”.
Anna Piovesan
Nota. Citiamo qui alcuni dei tanti nomi di studiosi a cui Urso ha dato credito per la sua ricerca: M. Recalcati (“Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ultramoderna”), Lacan, Freud, Hegel, Heidegger, Anders, Pasolini, Umberto Galimberti (“Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica”)
La conferenza “Cosa resta nel padre nell’era della tecnica” realizzata a Villa Santa Teresa è stata proposta da Bioglio CreArte, Comune di Bioglio, Parrocchia di Bioglio, Bioglio Pesi e consorzio CISSABO.