Il Sindaco alla Festa patronale: “Riscopriamo la BELLEZZA di Bioglio”

sindaco ceffa

Il discorso che il sindaco Stefano Ceffa ha pronunciato lunedì scorso al termine della messa, in occasione della festa patronale dell’Assunta.

Carissimi buona festa a tutti!
Grazie Don Luigi per questo spazio segno che lo Stato, laico, cammina illuminato dalla sua storia e dalla sua cultura.

La festa della Comunità è occasione meravigliosa che la tradizione offre per fermarci e riflettere ed è per me occasione per dire alcuni grazie e formulare qualche augurio.

Il primo grazie va ancora una volta a questo paese, alla sua storia, alle impronte indelebili lasciate sulla terra dei ricordi che è terra del presente dai tanti eroi quotidiani che hanno intessuto le trame del tempo con l’ordito degli affetti e dei sentimenti e che oggi non ci sono più ma la cui presenza percepiamo chiaramente.

Un grazie pieno di fiducia va anche e al nostro futuro: promessa di una nuova aurora di cui vediamo le prime lucenti avvisaglie nella quietitudine solenne del sole che si affaccia su un nuovo giorno.

Grazie alla gente di questo paese che con le sue virtù o con le sue debolezze insegna ogni giorno che cosa è “l’uomo” e nell’incontro con questo “uomo” muove la storia fatta di gioie, di delusioni ma sempre di vite vissute.

Grazie per la bellezza, forse ci lasciamo colpire troppo poco dallo straordinario che ci circonda considerandoci il terminale unico e ultimo del passato, quasi che tutto sia “stato” per consentirci individualmente di “essere”; termine unico del presente, quasi che l’unico “dato di realtà” degno di essere considerato sia la nostra “individualità” e termine unico del futuro, quasi che “il solo interesse del tempo e della storia” siano i nostri bisogni, i nostri aneliti, le nostre speranze.

Eppure oggi se siamo qui, ci siamo per festeggiare qualcosa di “altro” rispetto a noi, siamo chiamati, nel festeggiare la nostra comunità, un po’ a “sparire” per riscoprire il senso della nostra presenza lasciando spazio ad un passato più grande di noi, ad un presente più ampio del nostro, ad un futuro più dilatato, ritrovandoci però dentro realtà che ci abbraccia, ci assorbe, ci fa individualmente “suoi” per farci sentire collettivamente “comunità”.

Vi auguro allora di riscoprire il senso della bellezza per essere specchio di quella stessa bellezza che ogni giorno ci viene offerta gratuitamente: qui, nella nostra Chiesa che oggi festeggiamo, dove chi crede può sentire l’Eterno presente, qui dove sono nate speranze, consacrati amori, trovato “nuova vita” “vite nuove” e consolazione le lacrime di chi salutava un amico, un famigliare, un compagno di vita… ma dove anche chi non condivide le stesse speranze può inebriarsi di bellezza, connettersi con la storia, ma anche soddisfare quelle tensioni verticali che ci fanno essere uomini migliori interrogandoci “sull’uomo” e sull’esistenza.

Vi auguro di scoprire il sapore buono e diuturno di una bellezza autentica non sfregiata dai desideri di una libidine passeggera che sanno di appagamento di un istinto e non di orizzonti infiniti. Il secondo auguro che vi rivolgo è di riscoprire il senso della gratuità, quello delle nostre strade, dei nostri cortili che non chiedono che accogliere l’uomo che li attraverserà; delle nostre piante che non fanno distinzioni ma danno aria fresca e pura ai nostri giorni.

La gratuità è l’unico antidoto contro l’egoismo per ribaltare le prospettive del mondo e per riscoprirci protagonisti del presente e carburante per un futuro diverso per noi e per i nostri figli superando contrapposizioni sterili, evitando di misurare sempre le distanze tra ciò che è bene e ciò che è utile privilegiando il secondo e fustigando il primo; fuggendo dalla tentazione di una delega permanente che chiede tutto a tutti e nulla alla nostra coscienza se non un alibi e un comodo divano dal quale rilasciare giudizi di fiele sulle speranze del mondo e che alimentano un immobilismo che oltraggia la nostalgia di futuro e offende le speranze di un mondo migliore.

L’ultimo augurio che vi rivolgo è quello della trasparenza, come la nostra acqua. Abbiamo bisogno di trasparenza “degli” sguardi e “negli” sguardi, abbiamo bisogno di togliere il filtro che vizia il nostro sguardo con quella terrificante malattia che è l’ipocrisia, strisciante strumento di demolizione della fiducia nelle relazioni che porta alla barbarie dell’incomunicabilità. Lavoriamo assieme perché la nostra vita non sia coperta da sospetti, reticenze, maldicenze o nascondimenti ma da quelle leali trasparenze che sono il fondamento della fiducia.

Ecco allora che anche quello che abbiamo sentito oggi non ci spaventerà. Che bisogno c’era Don Luigi che la Liturgia, la Chiesa, pure Lei, oggi, si scagliasse come un maglio sulle nostre paure? Non ne abbiamo abbastanza di timori? Disoccupazione, povertà, violenza domestica, terrorismo, inquinamento, delinquenza… perché rovinarci il ferragosto con altre paure? Draghi che trascinano stelle e le fanno precipitare sulla terra, mostri che vogliono divorare bambini, distruzione di ogni ogni Principato e Potenza e Forza.

Che bisogno c’era di ricordarci che “poi sarà la fine”? Perché anche la Chiesa si sforza di complicarci la vita? Forse per ricordare a tutti, al di là della fede, che la vita è più forte della morte, della paura e della sofferenza. Che si può vivere illuminati dalla fede o laicamente ispirati dalla ragione con quella gioiosa follia che ti fa correre, anche se sei una giovane che aspetta un figlio e che ti fa rimanere per tre mesi, con il pancione a casa di tua cugina e nel frattempo ti fa ribaltare le prospettive del mondo, affidando alla memoria i superbi, i potenti e i ricchi, riaccordando gli strumenti dell’esistenza per un nuovo canto dove le parti non sono divise tra bassi, tenori, contralti e soprani ma dove a cantare sono gli umili e gli affamati.

Ecco: che queste riflessioni che la Liturgia oggi ci indica e che la ragione ci fa meditare, siano per noi, cristianamente o laicamente, promesse per un futuro all’altezza del nostro passato e dei sogni che custodiamo per i nostri figli. Che l’umiltà, che è poi il solo modo per guardare il mondo dalla prospettiva corretta e che la fame: quella della verità, della giustizia, dell’equità e della comunione, siano per ciascuno di noi paradigmi nuovi per la costruzione di una dimensione sociale dove le nostre individualità, nell’incontro con quelle di chi ci sta accanto, siano germe per un futuro di speranza. Non è utopia, luogo che non c’è, dove la “u” greca diventa negazione, ma è eu-topia, dove la “eu” greca significa buono e dunque luogo buono, luogo giusto… a noi il compito di renderlo luogo vero, luogo vivo, luogo concreto, luogo nostro.…

Buona festa del paese e buon cammino a ciascuno!

Il Sindaco di Bioglio
Stefano Ceffa