La lettera del Sindaco al Presidente MATTARELLA

Riportiamo qui le parole che il sindaco Stefano Ceffa ha inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che sono presto diventate il Manifesto Nazionale (qui puoi leggere l’investitura del Coordinatore nazionale Anci Massimo Castelli) della lotta dei piccoli comuni contro i tagli del Governo.

La lettera di Stefano Ceffa a Sergio Mattarella

Onorevole Presidente, chi le scrive è un sindaco, Sindaco di Bioglio, un paese di poco meno di 1000 abitanti in Provincia di Biella, uno dei più degli 8000 sindaci italiani, uno di quelli che senza scorta, senza auto blu, senza vitalizio, senza privilegi, dopo un giorno di lavoro serve questa Repubblica, serve la sua Gente, si accosta ai suoi bisogni e tenta di fornirvi risposte.

Onorevole Presidente, la Repubblica è una e indivisibile, aiuti le autonomie locali a riaffermare il principio di questa indivisibilità, di questa unicità che politiche barbare di tagli insopportabili stanno polverizzando e stanno sbriciolando insieme alla Repubblica anche la speranza del suo Popolo.

Onorevole Presidente, nel mare agitato della crisi economica in cui la disperazione montava dai bassifondi dell’abbandono, 8000 sindaci hanno dimostrato di essere lo Stato, hanno con creatività, sacrificio, senso del dovere, rispetto della dignità dell’uomo, raccolto la disperazione dei propri concittadini e li hanno aperti a prospettive di speranza. I fondi di solidarietà, i lavori socialmente utili, l’impiego dei voucher, i fondi di garanzia, i fondi per le locazioni, la creazione di meccanismi virtuosi di inclusione sociale, gli orti solidali, gli empori della solidarietà, i percorsi di condivisione abitativa e tutto quanto ha generato speranza in chi si sentiva abbandonato dalla vita e dallo Stato sono l’esempio di come i Sindaci siano stati capaci di mettersi in sintonia con i bisogni delle persone. Il corrispettivo di aver declinato il senso di questo Stato come organismo vivo e vitale e non come participio passato del verbo essere è oggi una politica di massacro dei bilanci comunali, un attentato vero e proprio al sistema delle autonomie locali che dovrebbero essere riconosciute e promosse ma che vengono umiliate con tagli aborrevoli scaricati sulla schiena dei cittadini nello stesso momento in cui si professa una riduzione del prelievo e della pressione fiscale.

Onorevole Presidente, sull’altare della crisi sono state sacrificate vite, principi, sono stati chiesti sacrifici. Il sistema dei comuni rappresenta il 7,6% della spesa pubblica e il 2,3% del debito pubblico ma negli ultimi anni è quello che ha più pesantemente contribuito al risanamento delle finanza pubbliche con tagli per quasi 18 miliardi di euro. Il mio comune ha un’addizionale IRPEF al minimo, TASI ridotta, servizi a costi contenuti, garantisce prestazioni di qualità, contribuisce alla salute pubblica garantendo un’infermiera, contrasta la povertà con fondi di solidarietà e percorsi di lavoro retribuito con Voucher, contrasta l’inquinamento con una fontana pubblica ed un erogatore di detersivi biologici, ha la migliore performance nel 2013 di raccolta differenziata equivalente della Provincia di Biella, ha supplito alle mancanze di una Provincia in default, copre il centro storico e le zone di maggiore aggregazione con oasi wi-fi gratuite, garantisce pre-scuola, post-scuola, assistenza mensa, micronido, sostegno alle associazioni, centri estivi, assistenza fiscale, investimenti senza oneri per la comunità ricorrendo a bandi pubblici e maturando avanzi di amministrazione, coinvolge le associazioni di volontariato sociale, ambientale, di animazione culturale per fare crescere il senso del bene comune e per far risparmiare soldi allo stato. Ma il mio Comune non è un’eccezione è uno degli oltre 8000 enti che rendono viva la nostra Repubblica e che fanno come e meglio di me e del mio Consiglio Comunale. Non spetta a me giudicare la mia amministrazione e quella di chi mi ha preceduto. Ma alla fine chi spende con prudenza e chi amministra con attenzione deve essere punito e deve punire la propria comunità perché uno stato che rappresenta il 92,4% della spesa pubblica non è capace di riformarsi? È giusto questo? È etico? È accettabile? Può avvenire nel silenzio delle Supreme Magistrature della nostra Repubblica?

Onorevole Presidente, come pensa questa Repubblica di attuare il più ampio decentramento amministrativo previsto dalla nostra Carta Costituzionale? Scaricando competenze sui comuni e togliendogli contemporaneamente l’ossigeno dei trasferimenti? C’è forse un disegno preciso di smantellamento del sistema dei comuni, specie quelli più piccoli per dare la possibilità, dietro ad un peloso obiettivo di rafforzamento del sistema, di consentire alla peggiore politica e alle logiche partitiche di occupare gli spazi che la società civile, civica, laica ha occupato con dignità e dando dignità allo Stato?

Onorevole Presidente, io condanno!
Condanno le scelte che non rispettano il precetto costituzionale di “adeguamento dei principi e dei metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
Condanno uno stato che guarda sempre fuori sé stesso per chiedere sacrifici.
Condanno l’ipocrisia di chi annuncia diminuzione della pressione fiscale obbligando i Sindaci a fare gli esattori per conto di uno Stato incapace! Il decentramento e le autonomie sono state umiliate, calpestate, derise da scelte scellerate che gridano vendetta al cospetto di Dio.

Onorevole Presidente, la Presidenza della Repubblica è l’ultima magistratura democratica cui è possibile rivolgersi per ottenere quelle tutele che spettano per diritto e giustizia. Non abbandoni i Comuni al loro destino! Non lasci soli i Sindaci nell’urlare la necessità di un riequilibrio dei sacrifici. Quella che si sta aprendo è una battaglia di civiltà e se dovrà comportare una contrapposizione aspra con il governo centrale, se si tradurrà in una battaglia anche cruenta sul piano del confronto rispetto ad una diversa visione dello Stato e dello Stato di diritto, allora che venga! Sarà forse l’ultima battaglia della lotta di Liberazione! E nessuno osi contrapporre una presunta superiorità funzionale. Chi rappresenta il popolo siamo noi Sindaci i soli scelti direttamente dalle nostre Comunità! I soli che hanno titolo di dire che rappresentano la propria Gente! Ed è per questo che un minimo di decenza e rispetto della verità comporterebbe volontà di ascolto reale e coinvolgimento vero nelle scelte strategiche che riguardano il sistema delle autonomie locali.

Le scrivo alla vigilia del 25 Aprile Presidente! Le scrivo con la consapevolezza della durezza di quanto scrivo ma le scrivo anche nella serena coscienza di chi ha giurato di rispettare la Costituzione e le leggi ed insieme la dignità delle persone. Non prendere una posizione netta, decisa, di condanna, rispetto a quanto sta accadendo alle autonomie locali mi deve portare a correre il rischio di apparire irriverente, folle o arrogante. E’ un pericolo che corro volentieri potendo ben accettare il rischio di apparire tale, rischio assai meno ingombrante e intollerabile alla mia coscienza di quello che correrei tacendo e coprendomi così di un insostenibile senso di vigliaccheria, di omertà o di ruffiana connivenza per convenienza politica. Lo faccio per la mia gente, lo faccio per la mia famiglia, la faccio per i miei figli di 9 e 7 anni e per la mia terza figlia che nascerà nel mese di luglio. A loro dobbiamo lasciare non “conti in ordine” ma l’idea e la sostanza di una comunità, di un popolo che guardi con fiducia al futuro. Un futuro che il sistema dei Comuni è in grado di garantire ammesso che non venga ucciso da logiche ragionieristiche che riducono la politica ad economia e l’economia a statistica e da uno Stato centrale che, incapace di attaccare i reali centri di spesa improduttiva e i sempre più inaccettabili privilegi di una casta che finisce con il rappresentare più neppure sé stessa, decide scelleratamente di uccidere l’ultima speranza delle nostre comunità. A Lei affido le speranze della mia Comunità civile. Non faccia mancare la sua voce a difesa dei Comuni, ultimo baluardo di questo Stato che dai Comuni potrà ripartire per andare incontro ad un futuro all’altezza dei suoi sogni.

Il Sindaco di Bioglio
Stefano Ceffa