“Viaggio nel tempo”. Auguri a Carpano, nato a Bioglio il 24 novembre 1751

Chi meglio di Alessandro Felis poteva dedicare un messaggio di auguri ad Antonio Benedetto Carpano, nato a Bioglio il 24 novembre del 1751? Come non cogliere l’occasione per un’intervista ad Alessandro? La prima coincidenza che scopriamo è che oggi è il suo compleanno! Auguri anche ad Alessandro Felis!

Intervista a cura di Anna Piovesan

A.P. Un personaggio come Antonio Benedetto Carpano che tu hai definito come inventore del vermut moderno, cosa avrebbe fatto se fosse vissuto nel nostro tempo?

A.Felis. “Carpano era un personaggio estremamente moderno. Figlio di una famiglia agiata, ha potuto studiare e come si usava in quei tempi ha spaziato dalla letteratura alla botanica senza trascurare l’alchimia. Ha poi deciso (qui non sappiamo bene come) di andare a lavorare a Torino in una liquoristeria. Alla fine del 700 lasciare Bioglio per Torino non era una cosa così scontata. Quindi era un personaggio di larghe vedute che ha esportato il suo sapere, facendosi apprezzare, tanto che i suoi datori di lavoro gli hanno ceduto la bottega diventata in poco tempo Bottega Carpano. Quindi un comportamento molto attuale che nel nostro secolo avrebbe solo avuto la facilitazione dei mezzi e dei tempi di spostamento  (lockdown permettendo !!!). Per quello che so del personaggio, avrebbe sicuramente usato i moderni mezzi di comunicazione per dare visibilità al vermouth. Vedo di farlo io per lui e dargli visibiità…postuma.”

A.P. Sei stato un docente per un lungo periodo della tua vita: secondo te la divulgazione che importanza ha fuori dalla scuola, quali sono le sue finalità e a chi non deve mancare una propensione divulgatrice?

A.Felis. “Diciamo anzitutto che la divulgazione secondo me è figlia diretta dell’insegnamento; non farei una distinzione tra insegnamento e divulgazione perché lo stesso insegnamento è divulgazione. La vera difficoltà, come sempre, sta nel mettersi alla portata delle persone perché divulgare non vuol dire solo avere le conoscenze, ma vuol dire soprattutto metterle a disposizione degli altri, questa è la cosa che sicuramente ho imparato dalla scuola e che cerco di portare avanti sempre nella mia vocazione di divulgazione enogastronomica.                                                              Sapere senza sapere proporre, senza saper spiegare, secondo me perde parte della funzione stessa della divulgazione – quella fondamentale – è bello condividere le cose, allargare la cerchia delle persone che vengono così a conoscere molte delle informazioni che uno può dare. Importante sì la conoscenza ed è per quello che, per quanto mi riguarda, studio continuamente, conta molto avere questa curiosità, questo lo dico sempre anche nelle scuole alberghiere, perché comunque continuo in un certo modo a insegnare nell’ambito dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Perciò bisogna sempre essere informati, io dico sempre che un giorno senza avere imparato qualcosa di nuovo è un giorno sprecato. Quindi ascoltare le persone che sanno, leggere un libro, un appunto, una dispensa, approfondire un argomento è fondamentale. Capirlo per poi poterlo proporre, soprattutto in termini semplici, con parole alla portata delle persone che si trovano davanti a te!”

A.P. Da divulgatore per passione, di cultura del buon cibo e del buon vino, ti sei trasformato in divulgatore professionista: quali sono stati i momenti significativi di questo tuo percorso?

A.Felis. “Allora divulgatore per passione o divulgatore professionista? Direi che le due cose sono andati avanti di pari passo perché mi sono trovato a farlo di professione, però animato da questa forte passione che probabilmente fa la differenza. “Si sente che lo fai con passione” mi dicono, ma non saprei farlo altrimenti… Allora ovviamente quando c’è questa passione, quest’amore, è tutto più semplice. Amore per l’insegnamento senz’altro e amore per il mio settore: per il cibo, per per il vino, ma soprattutto andare a cercare cosa si nasconde dietro alla bottiglia di vino, al panettone o al cioccolatino, cioè le persone perché bisogna soprattutto conoscere la storia che ci sta dietro a ogni prodotto di cui dobbiamo parlare. E’ facile parlare di un vino, basta leggere la scheda e riportare. Questo vino è rosso rubino, ha dei profumi di ribes, di alcol e lascia la bocca asciutta. Basta leggere una scheda tecnica e lo facciamo tutti più o meno bene. Io credo che invece bisogna soprattutto conoscere cosa c’è dietro: il lavoro, le difficoltà di chi coltiva la vite, la storia di un territorio e delle famiglie, solo così riesci proprio a rendere bene quanto racconti. Quindi non c’è stato un passaggio dalla passione alla professione. Anzi direi che è nato tutto professionalmente. Tutto deriva da questa forte passione, da questa curiosità, da questa voglia di andare sempre a capire il perché una cosa è fatta in un certo modo piuttosto che in un altro.”

A.P. Da Torino a Bioglio, dalla grande città al borgo collinare delle tue vacanze d’infanzia: cosa non vorresti cambiasse e cosa vorresti invece che potesse rinascere?

A.Felis. “Una vita trascorsa tra Cannes e Torino con Bioglio come sicuro riferimento da sempre per le vacanze estive. Non cambierei questo essere in due nazioni e tre posti diversi per l’apertura mentale che ne deriva. Ho poi la fortuna di dividermi tra le due Nazioni che hanno tutto quanto si produce di buono (vino e cibo) e per il mio mestiere è una manna. Bioglio è la culla della mia famiglia, quindi dei miei affetti, anche di quelli che non ci sono più. Potendo cambiare qualcosa, vorrei che questi tre posti fossero più vicini in modo da potermici recare più facilmente. Al di là del giorno di nascita, mi sembra di avere molti punti in comune con Carpano, anche se lui ha prodotto un vino che fa parlare di lui ancora oggi e lo farà per sempre. Io mi limito a riportare quanto ha fatto e spero di potere per molto tempo ancora raccontare la sua storia e soprattutto (ecco la curiosità che affiora) scoprire ancora tante cose su di lui. Chissà quale era la sua abitazione, chissà se esiste ancora? Non vorrei che cambiasse lo slancio con il quale vado da Cannes a Bioglio, da Bioglio a Torino. Il piacere si rinnova, ogni posto ha il suo fascino, le sue esperienze ed in ogni posto mi trovo bene anche se Bioglio, forse è il posto più semplice, meno scontato, ma è quello più carico di ricordi, di persone che si conoscono da sempre. Basta una foto, una frase, una espressione e ritornano in mente persone, situazioni, fatti…”